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334 ATTO SECONDO

SCENA II.

Trivella e detto.

Trivella. Signor padrone, una lettera che viene a vossignoria.

Florindo. Di dove?

Trivella. Non lo so in verità.

Florindo. Chi l’ha portata?

Trivella. Un giovine che non conosco.

Florindo. Quanto gli avete dato?

Trivella. Nulla.

Florindo. Questa è una lettera che viene di poco lontano.

Trivella. Se lo domanda a me, credo che venga qui di Bologna, e all’odore mi par di femmina.1 (parte)

SCENA III.

Florindo solo.

Guardiamo un poco chi scrive2. (apre) Rosaura Foresti. Una lettera della signora Rosaura? Mi palpita il cuore. Caro signor Florindo... Caro! A me caro? Questa è una parola che mi fa venire un sudore di morte.3 Giacchè avete risoluto di partire... Ho creduto che ella abbia per me qualche inclinazione; ma caro? Ella mi dice caro? Ahimè... Non so più resistere. Ma piano, Florindo4, piano, andiam bel bello. Non facciamo che la passione ci ponga un velo dinanzi agli occhi.5 Leggiamo la lettera, leggiamola per pura curiosità. Giacchè avete risoluto voler partire. Caro signor Florindo... Sia maladetto questo caro! Leggo qui, e gli occhi corrono colassù. Non voglio altro caro; ecco, lo straccio e lo butto via. Giacchè avete risoluto voler partire, e non sapete, o non saper fingete in quale stato voi mi lasciate... Eh sì, so tutto. Ma ho risoluto6 di andare, e

  1. Segue nell’ed. Pap.: Con sua licenza, signore, che guardi il sigillo. Di fuori vi è la cera di Spagna, guardi bene che dentro non vi sia la cera di Francia.
  2. Paper, aggiunge: questa lettera.
  3. Pap. qui aggiunge: Caro?
  4. Pap.: signor Florindo.
  5. Segue nell’ed. Pap.: Una parola sola sarà bastante a farmi dimenticare i sacri impegni della vera amicizia? Leggiamo ecc.
  6. Pap.: Eh, signora sì, so tutto. Ma niente; ho risoluto ecc.