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PAMELA | 25 |
Bonfil. Non posso vivere senza Pamela.
Jevre. La volete sposare?
Bonfil. No.
Jevre. Ma dunque cosa volete da lei?
Bonfil. Che mi ami, come io l’amo.
Jevre. E come l’amate?
Bonfil. Orsù, trovate Pamela. Ditele che l’amo, che voglio essere amato. Fra un’ora al più v’attendo colla risposta. (parte)
Jevre. Fra un’ora al più? Sì, queste sono cose da farsi così su due piedi! Ma che farò? Parlerò a Pamela? Le parlerò in favor di Milord, o per animarla ad esser savia e dabbene? Se disgusto il padrone, io perdo la mia fortuna; se lo secondo, faccio un opera poco onesta. Ci penserò; troverò forse la via di mezzo, e salverò, potendo, l’onore dell’una, senza irritare la passione dell’altro1. (parte)
SCENA V.
Pamela sola.
Oh caro anello!2 Oh quanto mi saresti più caro, se dato non mi ti avesse il padrone! Ma se a me dato non l’avesse il padrone, non mi sarebbe sì caro. Egli acquista prezzo più dalla mano che me lo porse, che dal valor della gioja. Ma se chi me l’ha dato è padrone, ed io sono una povera serva, a che prò lo riceverò?3 Amo che me l’abbia dato il padrone, ma non vorrei ch’egli fosse padrone. Oh fosse egli un servo come io sono, o foss’io una dama, com’egli è cavaliere! Che mai mi converrebbe meglio desiderare? In lui la viltà, o in me la grandezza? Se lui desidero vile, commetto un’ingiustizia al suo merito; se bramo in me la grandezza, cado nel peccato dell’ambizione. Ma non lo bramerei per la vanità del grado. So io il perchè, lo so io... Ma sciocca che sono! Mi perdo a