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tra i molti che conoscono il Giocatore solo dalle poche linee delle Mem. Più addentro guarda e vede, sia nel merito del lavoro che nelle ragioni dell’insuccesso, lo Schmidbauer (Das Komische bei Gold., München, 1906, pagg. 54, 55): «Il Giocatore è dunque, quanto all’osservazione de’ tratti minuti nella psicologia del giuoco, un ottimo lavoro... E non meritava l’insucesso avuto; questo insuccesso mette anzi in evidenza che parecchi difetti del Gold., massime la superficialità, son dovuti più al suo pubblico che a lui». Per il Rabany (C. G. ecc. Paris, 1896, pp. 119, 120) il Giocatore è, dopo il Burbero, il capolavoro di G. tra le commedie di carattere. E se questo è giudizio esageratamente benevolo, erra altrettanto il Rab. facendo derivare da questa commedia del Goldoni la serie dei dramma lagrimosi di soggetto affine, che mettono capo al fortunatissimo Giocatore dell’Iffland. Altri critici stranieri ancora dissero bene del presente lavoro: così l’Eschenburg (Beispielsammlung zur Theorie u. Literatur der schönen Wissenschaften, 1793, vol. 7, p. 94) e, eccezion fatta per la chiusa, il Jacobs (Charaktere der vornehmsten Dichter ecc. Leipzig, 1793, III, p. 64), il Landau (C. G. Vossische Zeit., Sonntagsbeil. 24 febbr. 1907). Per il Gleichen-Russwurm (Das Jubiläum eines Lustspieldichlers, Neues Wiener Tagblatt, 25 febbr. 1907) Florindo è addirittura il carattere meglio studiato del teatro goldoniano.
Salvo errore, non esiste del Giocatore che una sola traduzione: in tedesco, opera del Saal (vol. XI della sua collezione), e in questa non consta sia stato recitato. Ma di recite e di ristampe ebbe assai fortuna una contaminazione col Joueur del Regnard, eseguita da I. G. Dyck, nella quale però c’è assai più del Francese che del Nostro (Spielerglück, Ein Lustspiel in fünf Aufzügen, nach Regnard und Goldoni, 1790; e su questo rifacimento: G. Fritz, Der Spieler im deutschen Drama ecc. Berlin, 1896, pagg. 24, 25).
Con audace anacronismo il dedicatario, conte Parmenione Trissino di Vicenza, dal 1744 al 1779 benemerito bibliotecario della Bertoliana, venne più d’una volta, per la poca notorietà sua oltre la cerchia degli eruditi vicentini, confuso col suo celebre antenato Gian Giorgio. Così, tra gli altri, da Paulo Fambri (Fanf. d. dom., 28 maggio 1882). Corresse il grosso sfarfallone Girolamo Gasparella (Iride, Vicenza, 18 giugno 1882) e in argomento s’accese una breve vivace polemica tra il Fanf. d. dom. e il Cap. Fracassa di quei giorni. Fu a Parmenione Trissino che il Gold, chiese un giudizio sull’Amalasunta (Mem. I. cap. 27 ) e n’ebbe il savio consiglio di dedicarsi al genere comico. È gran peccato che sulle interessanti relazioni d’amicizia tra il commediografo e il conte vicentino manchi ogni testimonianza da parte di quest’ultimo.
E. M.
Questa commedia uscì la prima volta in principio de! 1754, nel l. V dell’ed. Paperini di Firenze e subito dopo a Bologna (Pisarri, VIII e Corciolani, VIII), a Pesaro (Gavelli, V), Torino (Fantino e Olzati, VI, 1756). Più tardi fu ristampata a Venezia dal Savioli (IX, 1771) dal Pasquali (XII, 1774), dallo Zatta (cl. 2.a, IV, 17) dal Garbo (XIV, 1798); a Torino ancora (Guibert e Orgeas, XV, 1774), a Livorno (Masi), a Lucca (Bonsignori) e altrove nel Settecento. La stampa nostra seguì principalmente il testo più curato del Pasquali, ma in nota a piè di pagina reca le poche varianti delle altre edizioni.