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IL GIUOCATORE | 273 |
Brighella. (No vorria che la desperazion ghe fasse far qualche sproposito colla morosa). (da sè, va ad aprire la camera)
Florindo. Come sosterrò io la presenza di una donzella giustamente irritata? Quali addurrò discolpe delle mie menzogne, delle mie infedeltà?
Brighella. Siora Rosaura, la favorissa, la vegna fora.
SCENA VI.
Rosaura e detti, poi Beatrice.
Rosaura. Oimè! Soccorretemi, ch’io mi sento morire.
Florindo. Non ho coraggio di mirarla in viso.
Brighella. La se fazza animo; a tutto gh’è rimedio.
Rosaura. Florindo traditore! Dov’è la mia pioggia?
Beatrice. Si può entrare? (di dentro)
Florindo. (Oh diavolo! Ecco Beatrice). (da sè)
Brighella. Vien zente; la torna in camera. (a Rosaura)
Rosaura. Una donna?
Brighella. Presto, la no se lassa veder.
Rosaura. Andiamo, andiamo a morire. (entra in camera)
Brighella. (Ste donne le mor e le ressuscita presto; per mi me la batto). (da sè)
SCENA VII.
Florindo, poi Beatrice.
Florindo. Ora mi converrà soffrire quest’altro tormento. Ma non voglio che Rosaura senta. Fermerò Beatrice in quest’altra camera, (va per partire, e Beatrice lo ferma)
Beatrice. Dove, signor Florindo?
Florindo. Veniva ad incontrarvi.
Beatrice. Obbligarissima; dopo d’avermi fatto fare un’ora d’anticamera?
Florindo. Andiamo in quest’altra stanza.