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268 | ATTO SECONDO |
Florindo. Fatemi un piacere, lasciatemi vedere quel gioiello, che in questo punto lo voglio confrontare.
Rosaura. Ma dove?
Florindo. Presto, presto, prima che il gioielliere vada via.
Rosaura. Dov’è il gioielliere?
Florindo. Qui, in un’altra camera.
Lelio. Signor Florindo, venite o non venite? (di dentro)
Florindo. Vengo, vengo; sentite? Il gioielliere mi chiama.
Rosaura. Tenete, ma fate presto.
Florindo. Vengo subito.
Rosaura. Non mi lasciate qui lungamente.
Florindo. Vengo subito. (Se vinco trenta zecchini, le porto subito il suo gioiello). (da sè, parte)
SCENA III.
Rosaura, poi Brighella.
Rosaura. Non vedo l’ora che si concludano queste nozze. Finito avrò allora di penare.
Brighella. Signora.
Rosaura. Che cosa c’è?
Brighella. Dov’è il signor Florindo?
Rosaura. Or ora viene.
Brighella. Presto, l’è qua el sior Pantalon.
Rosaura. Oh me infelice! Mio padre oggi mi perseguita.
Brighella. Che la se sconda, per amor del cielo.
Rosaura. Dove?
Brighella. Andemo in sta camera, e la serrerò drento.
Rosaura. Oh me sventurata! Che ho fatto? Mai più mi pongo ad un simile rischio. (entra, e Brighella chiude)
Brighella. Gran frasconazze che son ste putte. Per amor no le guarda a precipitarse.