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IL GIUOCATORE | 253 |
case, i poderi non fruttano, non posso riscuotere i censi, e non si tira un soldo.
Florindo. Dunque non avete denari?
Gandolfa. Non ne ho, figlio mio, non ne ho.
Florindo. Pazienza! Perdonate l’incomodo. (s’alza)
Gandolfa. Così presto partite?
Florindo. Bisogna ch’io vada in qualch’altro luogo a procurarmi questi cinquanta zecchini.
Gandolfa. Dove anderete?
Florindo. Anderò dalla signora Pasquella, la quale è una buona vecchietta amorosa, che mi vuol bene, e se le farò quattro finezze, mi darà i cinquanta zecchini.
Gandolfa. Vi darà i cinquanta zecchini?
Florindo. Sicuramente.
Gandolfa. Ma le farete quattro finezze.
Florindo. Oh, è giusto.
Gandolfa. A me, per altro, non le avete fatte.
Florindo. Se credessi che le gradiste, ve le farei.
Gandolfa. Da voi, figlio mio, prendo tutto.
Florindo. Cara la mia nonnina.
Gandolfa. Nonna mi dite?
Florindo. Per finezza.
Gandolfa. Oh che finezza magra! Non ne sapete fare delle migliori?
Florindo. Ma io perdo il tempo, ed ho premura dei cinquanta zecchini; signora Gandolfa, vi riverisco.
Gandolfa. Aspettate, aspettate; sentite, figlio mio, cinquanta zecchini non li ho, ma se vi premono, li troverò.
Florindo. Oh il ciel volesse! Mi fareste il maggior piacere del mondo.
Gandolfa. E poi mi vorrete bene?
Florindo. Tanto.
Gandolfa. Andrete dalla signora Pasquella?
Florindo. Non vi è pericolo.
Gandolfa. Le vostre finezze di chi saranno?