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248 | ATTO SECONDO |
Florindo. (Oh che seccatura!) (da sè)
Rosaura. Da qui a sei o sette...
Florindo. O sette, o sette! Come c’entra il sette?
Rosaura. Via, non andate in collera. (arriva Colombina)
Colombina. Signora, è venuta vostra zia.
Rosaura. È sola?
Colombina. È col signor Pancrazio.
Rosaura. Già il suo vecchio non la lascia mai. Vorrei parlare a mia zia del nostro matrimonio; vorrei che le parlaste anche voi; ma quel vecchio mi dà soggezione.
Florindo. Anch’io avrei volontà di parlare colla signora Gandolfa. (Per vedere se le potessi cavare qualche cosa di mano. Non sarebbe la prima volta). (da sè)
Rosaura. Come dobbiamo fare?
Florindo. Il vecchio resta qui?
Rosaura. Alcune volte ci sta, alcune volte se ne va.
Florindo. Ritiriamoci, se vi contentate, e stiamo a vedere se parte presto.
Rosaura. Sì, ritiriamoci in quest’altro appartamento. Colombina, vieni con noi. (parte)
Colombina. Oh vengo, vengo, non vi lascio soli. Com’è andata? (a Florindo)
Florindo. Di che?
Colombina. Avete giuocato?
Florindo. Eh, lasciami stare.
Colombina. Va cinque, va sette. (parte)
Florindo. Venga la peste al sette. (parte)
SCENA IX.
Gandolfa e Pancrazio.
Gandolfa. In verità, signor Pancrazio, che questa mattina sto meglio.
Pancrazio. Ah, che ne dite? Vi hanno fatto bene quelle pillolette?