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246 ATTO SECONDO

Colombina. Or ora viene vostra zia.

Rosaura. Mia zia è una buona donna, vuol bene a me, e vuol bene a Florindo; non dirà niente.

Colombina. E se vien vostro padre?

Rosaura. Per ora non v’è pericolo. Sai che egli viene dopo mezzogiorno. Presto, presto, aprigli e fa che egli venga.

Colombina. Basta; ci penserete voi. (parte)

Rosaura. Costei vuol sempre far la dottora.

Brighella. Se mantienla ben la so siora zia?

Rosaura. È prosperosa quanto una giovine.

Brighella. L’è stada una donna de bon gusto. No la s’ha mai mandà, ma gh’ha piasso sempre esser servida.

Rosaura. Le piace anche adesso.

Brighella. Anca adesso?

Rosaura. E come!

Brighella. Ma in sta età no la troverà più nissun.

Rosaura. Fra tanti adoratori che aveva, se n’è conservato uno, il quale si è invecchiato con lei, e ancora si voglion bene.

Brighella. L’è molto che una donna se sappia conservar per tanti anni un servente. Ma chi èlo sto bon omo?

Rosaura. Un certo signor Pancrazio... ma ecco Florindo.

Brighella. (El me par stralunà. Ho in testa che l’abbia zogà). (da sè)

SCENA VIII.

Florindo, Rosaura e Brighella, poi Colombina.

Florindo. Riverisco la signora Rosaura.

Rosaura. Ben venuto il mio caro Florindo. Mi avete fatto fare de’ cattivi giudizi.

Florindo. (Fortuna indegna!) (da sè) Eccomi, son qua da voi.

Rosaura. Mi parete turbato.

Florindo. Oibò, non è vero. (Povero me! Non ho più un soldo). (da sè)

Brighella. (Come èla? L’ha zogà?) (piano a Florindo)