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IL GIUOCATORE 243


mi; bisogna che vada per civiltà a dirghe che nol gh’è più. Vardè, tanta premura de intrar in casa, e po el va via. Pazienza! Tornerò mi un’altra volta. (parte)

SCENA V.

Camera di Rosaura.

Rosaura e Colombina.

Rosaura. Tu mi vai rompendo il capo, tu vuoi che Florindo giuochi, ed io ti dico che non giuoca più.

Colombina. Come potete assicurarvi che non giuochi più?

Rosaura. Me l’ha promesso, me l’ha giurato. Mi vuol bene e non giuocherà più.

Colombina. Eppure or ora mi voleva donare un zecchino, s’io gli davo un punto da vincere.

Rosaura. Non vedi, scioccherella, ch’ei scherza? Credi tu, se dicesse davvero, ch’ei ti volesse dare un zecchino per un punto che lo potrebbe far perdere?

Colombina. Basta, ve n’accorgerete voi.

Rosaura. Orsù, non mi star a parlare di queste cose.

Colombina. Io ne so un’altra, ma non ve la dico per non inquietarvi.

Rosaura. Che cosa sai? Cara Colombina, dimmela, ti prego.

Colombina. Già se ve la dico, non la crederete.

Rosaura. Se me la dici tu, la crederò.

Colombina. Egli ha l’amicizia di una cantatrice.

Rosaura. Via, questo non può essere.

Colombina. Ve lo dico con fondamento.

Rosaura. Sei una pettegola, non può essere.

Colombina. Ecco qui, questo me l’aspettava.

Rosaura. Ma se dici cose che non si possono credere.

Colombina. È cosa strana che un uomo abbia un’amicizia?

Rosaura. L’amore che Florindo mostra avere per me, mi assicura ch’egli non l’abbia.

Colombina. Lo vedremo.