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242 ATTO SECONDO

Agapito. Sì, mi trattengo fino che il mio servitore mi porta denari. Prendo aria per farmi passare il caldo.

Florindo. Vi prego d’una grazia; se vedete uscir da quella casa

Brighella... Lo conoscete voi Brighella?

Agapito. Oh, se lo conosco! Anche il suo casino mi costa qualche cosa.

Florindo. Oh bene; se lo vedete uscire, fatemi il piacere di dirgli che l’aspetto in questo casino; che mi sono ritirato là dentro per non farmi vedere qui in istrada. Intenderà egli il perchè.

Agapito. Volete giuocare?

Florindo. No, vado per vedere.

Agapito. E poi non vi potrete tenere.

Florindo. Chi sa? Se vedrò che vi sia il mio conto, arrischierò la mia sorte. Voi lo sapete; sono un giuocatore prudente. (parte)

Agapito. Con la sua prudenza ha perduto più oro che non pesa. Ma i galantuomini per lo più sono sfortunati.

Menico. Eccomi, signor padrone.

Agapito. Sei stato tanto a venire?

Menico. Non mi pare di aver tardato.

Agapito. Animo, hai preso il denaro?

Menico. Eccolo, cento filippi.

Agapito. Andiamo a perdere anco questi. (parte)

Menico. Cento filippi li perderà volentieri, e a me non ne donerebbe uno, se cascassi morto. (parte)

SCENA IV.

Brighella solo, che esce dalla casa di Rosaura.

Oh son qua, sior Florindo, sior Florindo. Oh bella! Dov’èlo andà? El s’ha stuffà e l’è andà via. Che el sia andà a zogar? No credo mai. El gh’ha tanta premura per la siora Rosaura, e po senza aspettarme el va via? Qualche cossa de grando bisogna che sia successo; mi no so dove andarlo a cercar, adesso in casa no gh’è nissun, l’occasion no podeva esser meio per abboccarse colla siora Rosaura. La lo aspetta lu, la me aspetta