Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/254

240 ATTO SECONDO

Florindo. Via, ci vorrà pazienza.

Brighella. Siora Colombina, avèrzela?

Colombina. A voi?

Brighella. A mi.

Colombina. Volentieri. Ora vi faccio entrare. Signor Florindo, la riverisco.

Florindo. Ed io fuori? (a Colombina)

Colombina. E lei di fuori.

Florindo. Pazienza.

Colombina. Intanto vada a divertirsi a giuocare.

Florindo. Oh, non giuoco più!

Colombina. Che cosa mi dona, che io gli do un punto da vincere sicuramente?

Florindo. Oh il ciel volesse! Vi dono uno zecchino.

Colombina. Giuocate il sette.

Florindo. Maledetto il sette e anche chi lo nomina.

Colombina. La volpe lascia il pelo, ma non il vizio. (entra)

Florindo. Il diavolo sempre mi tormenta col sette.

Brighella. Via, per ancuo no la pensa nè al sette, nè all’otto. La lassa star, la zogherà doman.

Florindo. Sì, dite bene. Per oggi non voglio giuocare. Il sabato mi è contrario.

Brighella. La porta l’è averta, vado a parlar colla siora Rosaura.

Florindo. Sì, caro Brighella, procurate che io possa giustificarmi, prima che ella parli con suo padre.

Brighella La se ferma qua, e presto ghe darò la risposta. (entra)

Florindo. Di qui non mi muovo; mi preme infinitamente la mia cara Rosaura. L’amo con tutto il cuore, e il perderla mi costerebbe la vita. Spiacemi l’impegno con Beatrice, ma da questo procurerò liberarmi. Spiacemi ancora d’aver disgustato il signor Pantalone, ma spero placarlo. La mia Rosaura e la signora Gandolfa lo acquieteranno. Tutte due mi amano, tutte due s’impiegheranno per me.