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IL GIUOCATORE 239

Florindo. A quei due forestieri che mi hanno vinto, bisogna dar bene da bere, acciò si scaldino un poco la testa e giuochino con dell’allegria.

Brighella. Cussì i guadagnerà più presto.

Florindo. Ma voi mi odiate, mi perseguitate, mi vorreste vedere in camicia.

Brighella. Anzi parlo, perchè gh’ho premura del so ben, e no vorria che el perdesse.

Florindo. Perdo forse qualche cosa del vostro?

Brighella. La gh’ha rason. La zoga, la perda, mi no parlo mai più. Volela che batta?

Florindo. Sì, battete e spicciamoci, perchè non mi voglio far aspettare al casino.

Brighella. (Nol gh’ha altro in tel cor che el zogo). (da sè) Oh de casa. (batte)

SCENA II.

Colombina alla finestra, e detti.

Colombina. Chi batte?

Brighella. Son mi, siora Colombina, se poderia dirghe una parola?

Colombina. Siete padrone.

Brighella. Gh’è el sior Pantalon?

Colombina. Questa mattina non si è ancora veduto.

Brighella. Se pol entrar?

Colombina. Se potete, entrate.

Brighella. Ma se non ti averzi, non intrerò.

Colombina. Signor Florindo, vorrebbe entrar ancor ella? (a Florindo)

Florindo. Se potessi.

Colombina. Tutti due è troppo.

Brighella. Via, prima uno e po l’altro.

Colombina. Così mi contento.

Brighella. La fazza una cosa, la lassa che vaga mi. Parlerò con siora Rosaura, sentirò se la sa gnente del negozio de siora Beatrice e del sior Pantalon, e vederò de far che entra anche vossignoria. (a Florindo)