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IL GIUOCATORE 229

Pantalone. Sior no.

Florindo. Le griderete?

Pantalone. Sior no.

Florindo. Avvertite...

Pantalone. Via, manco chiaccole, fèla vegnir qua.

Florindo. Compatitela. Ora la faccio venire. (va alla camera)

Pantalone. Vardè quella cara mia sorella. Credeva averla messa in t’un retiro, la sta retirada come va. La voi tor colle bone e po’ a casa ghe dirò le parole.

SCENA XIV.

Beatrice mascherata, condotta da Florindo, e detto.

Florindo. Via, signora Rosaura, fatevi animo. Il vostro signor padre non è in collera; vi perdona.

Pantalone. Via, siora, cavève quella maschera.

Beatrice. Eccovi servito. (si smaschera)

Florindo. (Oh diavolo! Che cosa vedo?) (da sè)

Pantalone. Come! Chi seu vu, siora?

Beatrice. Son una, a cui Florindo ha dato la fede di sposo.

Pantalone. Xela questa mia fia? (a Florindo)

Florindo. (Io non so che rispondere). (da sè)

Pantalone. Busiaro, cabalon! Cussì ve burlè de mi? Cussì trattè un omo della mia sorte? Andè via, che ve scarto. A casa mia non abbiè ardir de vegnir. Mia fia no la stè a vardar, sior poco de bon, sior omo cattivo, zogador, discolo, malvivente, omo senza reputazion. (parte)

Beatrice. Indegno, traditore, assassino. Ho scoperte le tue menzogne, i tuoi tradimenti. A tempo giunta sono per fare le mie vendette. Le ho solamente principiate, ma giuro di terminarle: e ti farò pentir d’avermi scelleratamente ingannata. (parte)