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virtuosa sua Cameriera. Non so, se su tal punto saranno i perspicacissimi ingegni dell’Inghilterra di me contenti. Io non intendo disapprovare ciò che da essi non si condanna; accordar voglio ancora, che coi principi della natura sia preferibile la virtù alla nobiltà e alla ricchezza, ma siccome devesi sul Teatro far valere quella morale che viene dalla pratica più comune approvata, perdoneranno a me la necessità, in cui ritrovato mi sono, di non offendere il più lodato costume.

Poteva io, egli è vero, per ischivare tale scoglio, valermi d’altro argomento, o trasportarlo ad altra Nazione, come sembra abbia fatto il celebre Monsieur Voltaire colla sua Nanine1, argomento stessissimo di Pamela; ma troppo compiaciuto mi sono de’ bei caratteri Inglesi, ed è mia delizia internarmi, per quant’io posso, nelle massime, nei costumi di quella illustre Nazione.

Quantunque riescita siami felicemente questa Commedia, che da un Romanzo, come diceva, io trassi, non ardirei consigliare alcuno di farlo, nè io medesimo da cotal fonte penso volerne trarre alcun’altra. È troppo malagevole impegno restringere in poche ore una favola, a cui si è data dal primo Autore una estensione di mesi ed anni. Oltre a ciò manca il maggior merito, che nell’invenzione consiste, e rade volte succede ciò che a me questa fiata è riuscito, di valersi dei caratteri solamente, e prendendo della favola il buono, raggirar la catastrofe con un pensier nuovo, e rendere lo scioglimento più dilettevole.

Questa è una Commedia, in cui le passioni sono con tanta forza e tanta delicatezza trattate, quanto in una Tragedia richiederebbesi. Malgrado l’esito fortunato di questa, e d’altre mie di tal carattere e di somigliante passione, non mancan taluni, che dicono non esser buona Commedia quella in cui trionfano le virtuose passioni, si destan gli affetti, si moralizza su i vizi, sul mal costume, su gli accidenti dell’uman vivere. Codesti tali vorrebbono la Commedia o ridicola sempre, o sempre critica, e mai di nobili sentimenti maestra, quasichè fra gli Eroi solamente si avessero a figurar le

  1. La commedia di Voltaire fu recitata a Parigi nel giugno del 1749.