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IL GIUOCATORE | 221 |
Colombina. Lasciate, lasciate, anderò a ordinarla io.
Rosaura. Io non voglio cioccolata.
Colombina. Se non la volete voi, la beverò io. (parte)
SCENA VIII.
Rosaura e Florindo.
Rosaura. Caro Florindo, mi parete di poco buon umore.
Florindo. No, anzi son allegro, ho vinto cinquecento zecchini.
Rosaura. Ma averete patito la mala notte; siete un poco pallido, siete abbattuto.
Florindo. Oibò, non è vero. (sbadiglia)
Rosaura. Voi avete sonno.
Florindo. No davvero. Prendiamo il tabacco. (prende il tabacco, e ne dà a Rosaura)
Rosaura. Buono assai questo rapè.
Florindo. Tenete. (gli dà la scatola)
Rosaura. No, vi ringrazio.
Florindo. Tenete, vi dico.
Rosaura. Non ve ne private voi.
Florindo. Oh, che a me non mancano scatole. Ne ho ordinate due d’oro; ne darò una a voi. (sbadiglia)
Rosaura. Vi ringrazio; la prendo perchè ho da essere vostra sposa; ma quando si concluderanno queste nozze?
Florindo. Presto. (sbadiglia)
Rosaura. Voi avete sonno.
Florindo. No. (strofinandosi gli occhi)
Rosaura. Mio padre bramerebbe due cose. La prima, che voi lasciaste il giuoco: la seconda, che si stabilisse1 il nostro matrimonio.
Florindo. Sì, si stabilirà. (appoggiandosi al tavolino)
Rosaura. E il giuoco lo lascerete?
Florindo. Sì. (si va addormentando)
- ↑ Paper.: stabilisca.