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IL GIUOCATORE 213

Florindo. Benissimo, li ho spesi, e per questo? Denari vinti al giuoco si possono spendere allegramente.

Brighella. Za, quando i se vadagna, i se spende allegramente; e po co se perde, bisogna pagar, e s’intacca la cassa.

Florindo. Oh via! Mi farete voi cattivo augurio? Sono un giuocator fortunato, ma sono anche un giuocatore che sa regolarsi, e vinco perchè ho prudenza.

Brighella. Ma quel maledetto sette?

Florindo. Oh quel sette, quel sette! Mai più tengo il sette.

Brighella. E l’altro zorno, che i l’ha sbancada do volte, che ponto avevela contrario?

Florindo. L’altro giorno li avevo tutti contrari.

Brighella. Vedela, che no bisogna fidarse tanto della fortuna!

Florindo. Oh, non mi state a seccare.

Brighella. No parlo più per cent’anni.

Florindo. Tenete questi quattro zecchini, ve li dono per l’incomodo della notte.

Brighella. Grazie a vussustrissima.

Florindo. Oggi voglio dar da desinare in casino.

Brighella. La sarà servida.

Florindo. Ma voglio sia un desinare magnifico.

Brighella. Per quante persone?

Florindo. Dieci, dodici, quattordici, e che so io.

Brighella. Quanti piatti?

Florindo. Ora non ho volontà di discorrere. Il sonno principia a molestarmi. Per oggi fate voi da maestro di casa; spendete senza riguardo, ch’io pagherò.

Brighella. Benissimo, la lassa far a mi, che la sarà servida pulito1.

Florindo. Ho guadagnato, posso spendere. Mandatemi il mio servitore Arlecchino.

Brighella. El dorme.

Florindo. Svegliatelo, e fate che venga qui.

Brighella. E quei denari li portela via?

  1. Bene.