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nella grossa Terra di Bagnacavallo, situata nel Ferrarese. Trovandomi io dunque senza l’educazione del Padre, con quella soltanto di una Madre amorosa e sollecita del bene de’ propri Figliuoli, avea io necessità certamente che Dio mi provvedesse de’ buoni esemplari, di ottime guide per battere il miglior cammino, in quella età in cui le buone e le cattive inclinazioni si vanno a poco a poco formando. Felicissimo non per tanto posso io chiamarmi, e lo riconosco per un effetto della Provvidenza Divina, aver io in quel tempo della mia puerizia avuto dinanzi agli occhi lo specchio ammirabile della di Lei saviezza, e dietro la scorta di quelle virtù che in Lei superavano di gran lunga l’età, andava io formando il cuore ed apprendendo le maggior1 massime, affetto prendendo agli studj, alle lettere, ed ai meno pericolosi trattenimenti. Il destino poscia ci separò. Io nell’età di anni dodici chiamato dal Padre mio in Perugia, colà feci il corso di quegli studj, che dalle Scuole dei venerabili ed al Mondo utilissimi Padri della Compagnia di Gesù con tanto profitto alla gioventù si offerivano2. Indi nel Collegio Ghislieri nella Città di Pavia studiai per tre anni la Legge, e poscia nell’Università di Padova presi la Laurea Dottorale per esercitare in Venezia, come feci per qualche tempo, la professione dell’Avvocato.
Ella, Illustriss. Sig. Conte, passò in Vicenza nobilissima Patria sua, dove da più secoli l’antichissima di Lei Casa sostiene cospicuo grado ed infiniti onori. Colà aspettato da’ Nobilissimi Congiunti suoi e dalla Città tutta, che in Lei prevedeva un vero Erede de’ Trissini valorosi, onore della Patria loro non meno, che di tutta la Repubblica Letteraria, e fu alla comune aspettazione seconda la mirabile di Lei condotta, la saviezza e prudenza sua, e le di Lei virtù corrispondono fedelmente a quelle illustri e magnanime de’ suoi gloriosi Antenati.
Con qual contentezza non mirerà egli dal Cielo un sì degno Nipote, un così illustre posseditore de’ suoi talenti e saggio imitatore delle sue più belle virtù, quel Gio. Giorgio Trissino, che