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IL CAVALIERE DI BUON GUSTO | 169 |
Lelio. Certamente non l’avete pagato caro.
Beatrice. (E i zecchini vanno, e il pupillo si assassina. Li rivedremo questi conti). (da sè)
Eleonora. Signor Conte, noi di cavalli non ce ne intendiamo; parlate di cose delle quali possiamo godere anche noi.
Ottavio. Volentieri. Signor Pantalone, avete delle belle stoffe di Francia?
Pantalone. Ghe n’ho de bellissime.
Ottavio. Mandatemene quattro o sei pezze. Voglio sceglierne un paio, e voglio che queste dame vedano s’io son di buon gusto.
Pantalone. La perdoni; vorla far un regalo alla novizia del sior Contin?
Ottavio. Oh! per queste lascio che ci pensi da sè. Anch’io, signor Pantalone, faccio i miei regaletti. Anch’io ho i miei amoretti. (guarda Clarice ed Eleonora)
Clarice. (Mi guarda, pare che intenda di me). (da sè)
Eleonora. (Questa stoffa dovrebbe esser mia). (da sè)
Ottavio. Signor Dottore, se voi aveste a disporre di un uomo, di che età lo consigliereste a prender moglie?
Dottore. Così... di mezza età1.
Ottavio. Bravo! di mezza età. E la donna di che anno dovrebbe essere?
Dottore. Anch’ella. Così... all’incirca...2
Ottavio. Di mezza età. Viva la mezza età.
Eleonora. Sì, nè troppo giovine, nè troppo attempata.
Clarice. Di ventisei anni o ventisette; è vero, signor Dottore?
Dottore. Per l’appunto3.
Eleonora. Quando una fanciulla arriva a quell’età, è segno che non ha trovato da maritarsi.
Clarice. Per altro, signor Dottore, ho sentito dire che una vedova sia sempre più vecchia, non è vero?
Dottore. Scusi: in questa sorta di decisioni non apro bocca4.