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166 ATTO SECONDO

Dottore. Vi saluto, il mio caro amico1. (a Pantalone)

Pantalone. Oh! Dottor caro, sioria vostra.

Lelio. Anche voi, signor Pantalone, a pranzo col conte Ottavio?

Pantalone. Anca mi, a goder delle grazie de sto cavalier.

Lelio. Sì, il conte Ottavio è di buon cuore, riceve alla sua tavola ogni sorta di persone.

Pantalone. Come parlela, patron? Se el me riceve mi, son un galantomo, son un marcante onorato, e i omeni della mia sorte no i va alle tavole dei cavalieri a scroccar. A casa mia boggie la pignatta ogni zorno, sala? Ogni zorno se impizza fogo, e tratto anca mi alla mia tola galantomeni e amici. Se vago a disnar da qualche cavalier, lo fazzo perchè son ben visto, perchè me piase la conversazion, ma no distribuisse i zorni della settimana do da un, do da un altro, tre da un altro, per sparagnar la mesata, e impir la panza alle spalle dei gonzi. (con calore)

Lelio. Signor Dottore, che dite della libreria del conte Ottavio?

Dottore. Ha molti libri, e buoni.2

Lelio. Tutta roba cattiva. Sono stato io che gli ho fatto comprare qualche buon libro, per altro egli non se ne intende.

Dottore. (Il signor Pantalone lo ha fatto discorrere della libreria).3 (da sè)

Pantalone. (Se el gh’ha recchie sto sior, el m’averà inteso). (da sè)

SCENA X4.

La Contessa Beatrice, e la Baronessa Clarice, e detti5.

Beatrice. Signori, sarete annoiati. Vi compatisco. L’ora è tarda, non si pranza mai.

Lelio. Per me, signora, non vi prendete pena, la mia cioccolata mi tien sazio per tutta la giornata.

Dottore6. Dice bene il signor conte Lelio. La cioccolata del si-

  1. Bett.: Av salut, al mi car amigh Pantalon.
  2. Bett.: L’ha di gran bun liber.
  3. Bett.: (Pantalon l’ha fatt dscorrer dla librarì).
  4. Sc. XIX nell’ed. Bett., XII nell'ed Pap.
  5. Bett.: Beatrice e Clarice, tutti salutano, e detti.
  6. Bett.: Al dis ben al sgnor Leli. La cioccolata del sgnor Ottavi l’è preziosa, e n’avem bevù una chiccara per un.