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164 ATTO SECONDO

Eleonora. Oh, mi perdoni. Non voglio dar gelosia alla Marchesina. Mi favorisca ella, signor Conte.

Ottavio. Sì, sì. Venite qui, la mia graziosissima mezza età. Mezza età voi, mezza età io, fra tutti due faremo un secolo. (parte con donna Eleonora e Florindo1)

Rosaura. Mia zia si è tirato a sè il conte Ottavio, e sopra di questo non vi è per me da discorrere. Sposerò dunque il contino Florindo? Sì, lo sposerò. Ma non è tanto spiritoso, non è tanto grazioso! Non importa: per marito è bello e buono. Col marito non vi è bisogno di fare la conversazione briosa. (parte)

SCENA VIII2.

Camera del conte Ottavio.

Il Conte Lelio, il Dottore3 e il Cameriere.

Cameriere. Favoriscano; si trattengano qui, che può tardar poco il padrone a ritornare. (parte)

Dottore. Le budella principiano a lamentarsi.

Lelio. Io non ceno la sera, onde sto benissimo d’appetito.

Dottore. Perchè non cena la sera? Il mangiar molto è malsano, ma il non mangiar niente niente, non è lodabile.

Lelio. Vi dirò: ogni giorno si va a pranzo da qualche amico. Un giorno da uno, un giorno dall’altro; si mangia tardi; la conversazione fa mangiar molto, la sera non si può cenare.

Dottore. Qui dal signor conte Ottavio ci viene frequentemente V. S.?

Lelio. Spessissimo; due o tre volte la settimana.

Dottore. M’immagino che manderà a invitarla, pregarla e supplicarla.

Lelio. Oibò, vengo quando voglio, mi metto a tavola senza dirlo.

  1. Bett. e Pap.; parte con D. Eleonora. Segue poi diversamente la scena nella ed. Bett.; e cessa invece nell’ed. Pap.. dove con la continuazione del Bett. si forma separatamente la sc. IX: come si vede nell’Appendice.
  2. Sc. XVII nell’ed. Bett., X nell’ed. Pap.
  3. Il Dottore parla il dialetto bolognese nell’ed. Bettinelli: come si vede nell’Appendice.