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160 ATTO SECONDO

Eleonora. (Che vi pare? Vi dà nel genio?) (a Rosaura)

Rosaura. (Ha qualche cosa del zio, ma poco). (a Eleonora)

Eleonora. (Anche a lei piace più il zio del nipote). (da sè; siedono)

Ottavio. Che dite, signor nipotino, di queste due belle dame?

Florindo. Sono entrambe adorabili.

Eleonora. Ella mi burla. (con vezzo)

Rosaura. (Si vede che è ragazzo, non distingue l’una dall’altra). (da sè)

Ottavio. Questa è la signora donna Eleonora, vedova di un gran cavaliere, colonnello di S. M., il quale morì gloriosamente in battaglia.

Eleonora. Ah, pur troppo morì!

Ottavio. Povera vedovella, non piangete. S’è morto il colonnello, non sono morti tutti gli uomini; ve ne sarà anche per voi. State allegra, non piangete.

Eleonora. Voi mi fate ridere.

Ottavio. (Tutte le vedove che piangono il morto, si rallegrano quando pensano al vivo). (da sè)

Rosaura. (È innamorata morta del conte Ottavio). (da sè)

Ottavio. E questa è la signora marchesina Rosaura. Il Marchese suo padre morì, ch’ella era bambina; la povera sua genitrice morì l’anno passato, e la signora donna Eleonora sua zia le fa da madre.

Eleonora. Oh! signor Conte, le fa da madre? Ella mi fa troppo onore; non ho ancora l’età per saper fare da madre.

Rosaura. (Che ti venga la rabbia. Vuol far la bambina), (da sè)

Ottavio. Se non avete l’età, avete il giudizio; e poi siete stata maritata, sapete il viver del mondo.

Eleonora. Non so nemmeno di essere stata maritata. Il povero colonnello, appena mi ha sposata, ha dovuto marciare, e non l’ho più veduto.

Ottavio. (Costei vuol passar per fanciulla). (da sè) Ma voi, nipote mio, non parlate? Vi compatisco. Un giovane che ritorna dagli studi, si confonde in una conversazione di dame. E che sì, ch’io vi fo parlare? Questa è la signora Rosaura, la quale...