Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
158 | ATTO SECONDO |
Eleonora. Parlate cogli uomini con un poco troppo di libertà. Anossisco per causa vostra.
Rosaura. Voi mi avete più volte detto, che mi vorreste più disinvolta, che vi vergognate a condurmi nelle conversazioni a far la figura della marmotta. Mi avete insegnato dei concetti spiritosi e brillanti, ed ora per aver unicamente risposto con civiltà al conte Ottavio, mi riprendete?
Eleonora. Bisogna distinguere le occasioni.
Rosaura. Sì, è vero, bisogna distinguere le occasioni. La nipote non ha da parlare, quando la signora zia fa le grazie.
Eleonora. Voi siete un’impertinente.
Rosaura. Mia madre non me l’ha mai detto, e la signora zia potrebbe risparmiare di dirmelo.
Eleonora. Gran pazzia ho fatto a prendermi la briga di custodirvi.
Rosaura. Prego il cielo di liberarvi presto da questo fastidio.
Eleonora. Eh, già spasimate per volontà di maritarvi.
Rosaura. Non so da voi a me chi spasimi più.
Eleonora. S’io avessi voluto maritarmi, non sarei stata tre giorni vedova.
Rosaura. Ma se il conte Ottavio volesse...
Eleonora. Il conte Ottavio lo nominate molto spesso, vi è restato molto impresso nella memoria.
Rosaura. Ogni volta che vedo voi, mi ricordo del conte Ottavio.
Eleonora. Come sarebbe a dire?
Rosaura. Zitto, che viene il servitore.
Eleonora. (Insolente!) (da sè)
SCENA VI1.
Il Servitore e dette.
Servitore. Illustrissime. Il conte Ottavio vorrebbe riverirle.
Eleonora. | Il conte Ottavio? (tutte due in una volta) | |
Rosaura. |
- ↑ Sc. XIV nell'ed. Bett. e VII nell'ed. Pap.