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156 ATTO SECONDO

desimo che arrossite per simulata modestia, arguisco che siete ben provveduto dell’umana malizia.

Florindo. Signore zio, voi mi mortificate.

Ottavio. Poverino! È una gran mortificazione in vero balzar dal collegio al talamo nuziale. Quando vedrete la sposa, vi scorderete di tutta la scolastica filosofia. Per bacco! Vedrete che giovinotta di garbo! Ah! ridete eh? Signore innocentino, ridete eh? Gran madre natura! Ella insegna le più belle cose del mondo.

Florindo. Se mi vedete taciturno e confuso, è ancora perchè mia madre mi ha imbarazzato la mente in una quantità di fastidiosissime cose.

Ottavio. Che vi ha ella detto? Che la sposa l’ho ritrovata io, ch’ella non acconsente, ch’ella non la crede degna di voi? Vi ha detto questo?

Florindo. Questo e altro che importa di più.

Ottavio. Vi ha ella detto ch’io dilapido il vostro patrimonio? Ch’io spendo più di quel che permettono le nostre entrate? Ch’io rovino la casa?

Florindo. Signore...

Ottavio. Ditemelo liberamente. Vi ha detto ella così?

Florindo. Non posso negarlo.

Ottavio. Nipote, sapete fare i conti? Avete studiato niente di abaco1?

Florindo. Ne so quanto mi può bastare.

Ottavio. In due ore di tempo vi farò toccar con mano, che dopo la morte di mio fratello ho pagati seimila ducati di debiti, ed ho migliorato tutti i nostri effetti.

Florindo. Se così è, sono consolatissimo.

Ottavio. Lo toccherete con mano.

Florindo. Mia madre perchè dice questo?

Ottavio. Perchè è donna.

Florindo. Come, perchè è donna?

  1. Bett. e Pap.: algebra.