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154 | ATTO SECONDO |
cluder el negozio col mercante persian; dopo1 tornerò da ela, e ghe vôi contar quanto ho navegà in tel mar de Cupido, quante borrasche ho passà, in quanti scoggi ho urtà, quante poche volte ho chiappà porto; e quante volte, credendo de navegar con un bon bastimento, ho fatto naufragio, e ho squasi perso el timon. (parte)
Ottavio. Che vecchietto lepido e grazioso! Con queste persone di spirito tratto assai volentieri. Ciò non ostante io penso diversamente da lui, poichè egli narra essere stato dalle donne burlato, ed io fo professione di burlarmi di loro 2.
SCENA IV3.
Il contino Florindo e detto.
Florindo. M’inchino al signor zio.
Ottavio. Benvenuto il mio caro nipote. Avete fatto buon viaggio?
Florindo. Buonissimo.
Ottavio. Mi hanno detto che siete di poche parole; è egli vero?4
Florindo. Parlo poco per timor di parlar male5.
Ottavio. Questa è una massima di collegio; è salvatico chi fa carestia di parole; e chi parla molto, vien preso per uomo di spirito.
Florindo. Signore, mi hanno insegnato a distinguere gli uomini di spirito da quelli di giudizio; ed ho appreso che gli uomini di spirito parlano molto, e parlano a caso, e gli uomini di giudizio parlano poco, e parlano bene.
Ottavio. La distinzione è verissima; le massime non possono essere migliori. Ma se voi volete passare per un uomo di giudizio, farete la conversazione da voi solo, mentre durerete fatica a ritrovare compagni. Per uno che abbia da esigere venerazione6,
- ↑ Bett.: dopo del qual.
- ↑ Seguono qui tre scene nell’ed. Bett. riunite in una sola nell’ed. Paperini, soppresse nel!’ed. Pasquali. Vedasi Appendice.
- ↑ Sc. XII nell’ed. Bett., V nell’ed. Pap.
- ↑ Bett., Pap. ecc.: Mi pare che siate di poche parole; e pure a Roma, dove siete stato sinora, si parla molto.
- ↑ Bett.: di non parlar bene.
- ↑ Bett. e Pap. aggiungono: con il contegno.