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150 | ATTO SECONDO |
Segretario. Il signor dottore ha tutta la premura per la salute di V. S. illustrissima.
Ottavio. Non posso credere che mi desideri sano, poichè egli ricava più profitto dalle mie malattie che dalla mia salute. Avete fatte le tre lettere che vi ho ordinato?
Segretario. L’ho servita.
Ottavio. Lasciatemele vedere.
Segretario. Eccole.
Ottavio. (Legge piano.)
Segretario. (Il mio padrone è adorabile, ma sa troppo, e mi pone nello scrivere in una gran soggezione). (da sè)
Ottavio. Più laconico, più laconico. (leggendo)
Segretario. (Dir tutto in poco, non è così facile).
Ottavio. Questi superlativi sono caricature, (legge) Oibò, queste parole affettate non voglio che si usino. Scrivete in buon italiano, senza cercar lo stile cruschevole.1
Cameriere2. Illustrissimo, è il conte Lelio.
Ottavio. Ditegli che è arrivato mio nipote, che oggi resterà a pranzo con noi. Se si vuol trattenere, conducetelo nella galleria. (cameriere parte) Segretario, questi termini di tanta umiliazione lasciateli da parte. (leggendo)
Segretario. Sono i termini dei quali si serve ella3 parlando.
Ottavio. Parlando è un conto, scrivendo è un altro. Verba volant, scripta manent. Regolatevi. Questa lettera la rifaremo insieme.
Segretario. Perdoni, illustrissimo signore.
Ottavio. Sì, vi compatisco. Con un poco di tempo mi servirete mirabilmente.
Cameriere4. Illustrissimo, la baronessa Clarice.
Ottavio. Oh brava! Fate l’ambasciata alla Contessa mia cognata. Pregatela dispensarmi per ora, sarò a chiederle scusa, (cameriere vuol partire) Dite alla contessa Beatrice, che vi mando io: