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142 ATTO PRIMO


dovermi impacciare in tali affari; ma quand’anche avessi potuto dispor di me stessa, non sarei venuta io a domandare lo sposo.

Eleonora. Si aspettava che la signora contessa Beatrice venisse a favorirci, e darci qualche segno del suo aggradimento.

Beatrice. Orsù, io non sono stata ricercata a principio, e non voglio saperne nulla in avvenire. Della mia dote farò quello che mi parrà.

Ottavio. Non crediate già, signora cognata, che si voglia assicurar la dote della sposa colla vostra. Io mi obbligo, ed io ne sarò responsabile unitamente al nipote.

Beatrice. Mio figlio non ha ancor prestato l’assenso.

Ottavio. Lo presterà, lo presterà.

Beatrice. Forse sì, e forse no.

Ottavio. Lo presterà, lo presterà.

Beatrice. (Mio cognato mi fa crepare di rabbia). (da sè)

Cameriere1. Illustrissima, è arrivato il signor Contino.

Beatrice. Mio figlio? (s’alza)

Ottavio. Trattenetevi con queste dame. Anderò io ad incontrarlo.

Beatrice. Signor no, signor no; è mio figliuolo, voglio io vederlo prima di tutti. (parte col cameriere)

SCENA XIV2.

Il Conte Ottavio, Donna Eleonora e la Marchesina Rosaura.

Ottavio. Buon viaggio a lei. Signore mie, non fate caso del temperamento di mia cognata.

Rosaura. Ma io sono in grado di doverne far caso; poichè se avessi a essere la di lei nuora, mi metterebbe in pensiero3 il soffrirla.

Eleonora. Signor Conte, favorite, venite qui, sedete in mezzo di noi e discorriamola, giacchè non vi è la contessa Beatrice.

Ottavio. Oh, fortunatissima occasione d’essere fra due belle dame. (siedono)

  1. Comincia nell’ed. Bett. la sc. XVI.
  2. Continua nell’ed. Bett. la sc. XVI.
  3. Bett.: non mi comoderebbe.