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138 ATTO PRIMO

SCENA XII.1

La Contessa Beatrice ed il Conte Ottavio,
poi un Cameriere.

Ottavio. Io crepo dalle risa.

Beatrice. Voi ridete, e Clarice si lusinga.

Ottavio. Ebbene, lasciatela fare.

Beatrice. Non vorrei, signor cognato, che ancor voi, sotto pretesto di ridere, faceste davvero.

Ottavio. Non vorreste? Oh diavolo! Non vorreste?

Beatrice. Io non sono capace di simulare. Quel che ho in cuore, l’ho in bocca. Certamente non potrei essere contenta, che un matrimonio del zio rovinasse il nipote.

Ottavio. (Ora le vuò dar gusto). (da sè) Ma cara signora cognata, per questi umani riguardi vorreste permettere che un povero galantuomo avesse a patire?

Beatrice. Eh, non siete più ragazzo.

Ottavio. Appunto per questo. Quando io era ragazzo, poteva sperar qualche buona avventura; ora, se non mi marito, per me non vi è altro.

Beatrice. Dunque vi volete ammogliar davvero?

Ottavio. Se trovassi chi mi volesse, perchè no?

Beatrice. Trovereste anche troppo da rovinarvi.

Ottavio. Si è rovinato anche il povero mio fratello, posso rovinarmi ancor io.

Beatrice. Mi maraviglio di voi. Vostro fratello ha avuto una moglie savia.

Ottavio. Oh perdonatemi, non mi ricordava che foste voi la vedova di mio fratello.

Beatrice. Volete empire questa casa di donne?

Ottavio. Sì: più donne che vi saranno, avremo più amici che ci verrarmo a trovare.

Beatrice. Che caro signor cognato! L’avete trovata la sposa?

  1. È unita alla scena preced. nell’ed. Bett.