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giovano assaissimo i Dizionari, servendosene però cautamente, siccome nella Scena VI dell’Atto Primo si avverte1.

A proposito de’ Dizionarj, Lettore mio gentilissimo, voglio con questa occasione pubblicare l’idea, che da qualche tempo ho concepito, di formare un Dizionario Comico, per cui ho di già preparato de materiali non pochi2; e terminato che avrò la stampa laboriosissima delle mie cinquanta Commedie, darò mano alla compilazione di un’Opera, che formerà due grossi volumi in quarto.

Dio voglia che questo mio Dizionario non abbia poi a essere uno di quelli, che in luogo di portar utile alla Repubblica Letteraria, scorno e pregiudizio le recano. Di que’ Dizionarj, che posti in un canto nelle Librerie, accrescono inutilmente il numero de’ volumi, e fanno in confronto di tanti altri quel che sogliono far le ombre contrapposte alla luce. Ella è facilissima cosa e materialissima operazione l’impresa di un Dizionario, quando altro non facciasi che copiar dagli altri, spogliar gli Autori alla cieca, senza criterio, senza conoscere quai sieno i migliori; trascurando le cose più utili e più necessarie, le critiche e le illustrazioni, empiendo i fogli di cose inutili, ridicole e spesse volte anche false.

Con tutte codeste prevenzioni, con tali miserabili esempj dinanzi agli occhi, procurerò certamente di rendere, per quanto mi sarà possibile, utile, esatto e completo il Dizionario che ho divisato di fare. Avanzo al pubblico un cotal cenno per due ragioni: la prima per non essere prevenuto da quelli che si dilettano di profittare delle altrui invenzioni3, avendone a qualche amico comunicata l’idea; la seconda, per osservare se con applauso sia il mio pensamento dal pubblico ricevuto, a fine d’animarmi al proseguimento, o d’abbandonarne l’impresa. L’idea che ho concepita, è di formare un Dizionario abbondante, diffuso e completo, che tratti del Teatro, e della Commedia, e degli usi, e degli abiti, e degli Autori an-

  1. Qui ha termine l’avvertenza nella ed. Pasquali di Venezia (t. IV, 1762). Quello che segue, si legge nella ed. Paperini di Firenze.
  2. Quali fossero, e dove andarono, chiedeva R. Fulin nell’anno 1883, in un num. unico stampato a Ven. col titolo C. Goldoni: ma nessuno rispose. Della promessa si ricordò ancora, benchè invano, il commediografo nel programma dell’ed. Pasquali (apr. 1761).
  3. Alludesi principalmente al Chiari?