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PAMELA | 93 |
Pamela. V’ingannate, se vi lusingate sedurmi.
Bonfil. Voi siete la contessa Auspingh.
Pamela. Ah, troppo lungo è lo scherno. (va per uscir di camera)
SCENA XI.
Andreuve e detti.
Andreuve. Figlia, dove ten vai?
Pamela. Ah padre, andiamo subito per carità.
Andreuve. Dove?
Pamela. Lungi da questa casa.
Andreuve. Per qual cagione?
Pamela. Il padrone m’insidia.
Andreuve. Milord?
Pamela. Sì, egli stesso.
Andreuve. Sai tu chi sia Milord?
Pamela. Sì, lo so, è il mio padrone. Ma oramai..,
Andreuve. No, Milord è il tuo sposo.
Pamela. Oh Dio! Padre, che dite mai?
Andreuve. Sì, figlia, ecco l’arcano che svelar ti dovea. Io sono il conte d’Auspingh, tu sei mia figlia. Le mie disavventure mi hanno confinato in un bosco, ma non hanno cambiato nelle mie vene quel sangue, che a te diede la vita.
Pamela. Oimè! Lo posso credere?
Andreuve. Credilo all’età mia cadente, credilo a queste lagrime di tenerezza, che m’inondano il petto.
Bonfil. Pamela, rivolgetevi una volta anche a me.
Pamela. Oh Dio! Che è mai questo nuovo tremore, che mi assale le membra!1 Ahi, che vuol dir questo gelo, che mi circonda le vene! Oimè, come dal gelo si passa al fuoco! Io mi sento ardere, io mi sento morire.
Bonfil. Via, cara, accomodate l’animo vostro ad una fortuna, che per tanti titoli meritate.
- ↑ Bett. ha qui e dopo il punto interrogativo.