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IL TEATRO COMICO 71


suol essere equivoco. Molti battono per costume, altri per passione, alcuni per genio, altri per impegno, e molti ancora perchè sono pagati dai protettori.

Eleonora. Io protettori non ne ho.

Orazio. Siete stata cantatrice, e non avete protettori?

Eleonora. Io non ne ho, e mi raccomando a voi.

Orazio. Io sono il capo di compagnia; io amo tutti egualmente, e desidero che tutti si facciano onore per il loro e per il mio interesse; ma non uso parzialità a nessuno, e specialmente alle donne, perchè, per quanto siano buone, fra loro s’invidiano.

Eleonora. Ma non volete nemmeno provarmi, se sono capace di sostenere il posto che mi date di terza donna?

Orazio. Oh questo poi sì, mentre il mio interesse vuole che mi assicuri della vostra abilità.

Eleonora. Vi dirò qualche pezzo di recitativo che so.

Orazio. Ma non in musica.

Eleonora. Lo dirò senza musica. Reciterò una scena della Didone bernesca, composta dal signor Lelio.

Orazio. Di quella che ha fatto fallire l’impresario?

Eleonora. Sentite: (si volta verso Orazio a recitare)

     Enea, d’Asia splendore...

Orazio. Con vostra buona grazia. Voltate la vita verso l’udienza.

Eleonora. Ma se ho da parlare con Enea.

Orazio. Ebbene; si tiene il petto verso l’udienza, e con grazia si gira un poco il capo verso il personaggio; osservate:

Enea, d’Asia splendore...

Eleonora. In musica non mi hanno insegnato così.

Orazio. Eh, lo so che voi altre non badate ad altro che alle cadenze.

Eleonora. Enea d’Asia splendore,

Caro figliuol di Venere,
E solo amor di queste luci tenere;
Vedi come in Cartagine bambina,
Consolate del tuo felice arrivo,
Ballano la furlana anco le torri?