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614 | ATTO TERZO |
Ottavio. Il matrimonio ha fatto fuggire dalla fantasia di mia figlia le Muse, che sono vergini e vergognose. Risponderò io, per lei. Ore, odo, anno.
Voi eccedete in troppo alto modo,
Poichè Imeneo col marital calore
La mia figlia... toccò... siccome il sodo
Della prole risponde al primo anno,
Donna fia sempre donna, e non è danno.
Corallina. Bravo, bravo. Me ne rallegro.
Ottavio. Compatirete.
SCENA XV.
Lelio e detti.
Lelio. Signor Ottavio, è qui l’amico.
Ottavio. Per il certame?
Lelio. Per l’appunto.
Ottavio. Bravissimo. Signor Tonino, sapete voi cosa siano i certami?
Tonino. Certame voi dir combattimento.
Ottavio. Siete sfidato a singolar certame.
Tonino. Da chi?
Ottavio. Da un estemporaneo vate.
Non temo no, se fossero anche cento.
Ottavio. Fatelo entrare. (Lelio fa cenno che passi) Sediamo. (tutti siedono)
SCENA XVI.
Messer Menico col chitarrino, e detti.
E li prego volerme perdonar,
Se alla prima con tanta impertinenza
Co sto mio chitarrin vegno a cantar.
Protesto esser vegnù per obbedienza,
Per perder certo, e no per vadagnar.