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IL POETA FANATICO | 605 |
Lelio. Oh che somaro! Ha fatto un verso di dodici piedi. Si vede che l’ottava non è sua.1 Oh quanti si fanno merito colla roba d’altri, e sono forzati ripetere tante volte gli autori quei versi di Virgilio:
Sic vos, non vobis, fertis aratro, boves.
SCENA VIII.
Corallina e Lelio.
Lelio. Ecco qui la signora Incognita.
Corallina. Serva umilissima, mio signore.
Lelio. La riverisco. Dove si va, padrona mia?
Corallina. A dare il buon giorno alla padrona di casa.2
Lelio. Trattenetevi ancora un poco. (Costei non mi dispiace). (da sè)
Corallina. Avete qualche cosa da dirmi?
Lelio. Vi dirò una cosa ch’io so, e a voi non è nota.
Corallina. La sentirò volentieri.
Che v’apprezzo, vi stimo, e mi piacete.
Corallina. Rispondo immantinente,
Che di saperlo non m’importa niente
.
Lelio. Voi mi disprezzate? Sappiate che posso anch’io contribuire alla vostra fortuna.
Corallina. La conoscete voi la fortuna?
Lelio. La fortuna è quel bene che tutti cercano, che tutti sospirano.
- ↑ Bett. aggiunge: Oh quanti fanno così!
- ↑ Segue nell’ed. Bettin.: «Lel. Voi, se voleste, potreste dare il buon giorno anche a me. Cor. Io credo che, in vece del buon giorno, prendereste volentieri la buona notte. Lel. Perchè no? Sareste voi in caso di darmela la buona notte? Cor. Non vorrei dare a voi, quello che da voi ricevere non potrei. Lel. Bravissima. Voi avete uno spirito molto pronto. Cor. Io gioco che, più della prontezza di spirito, a voi piacerebbe la prontezza di corpo. Lel. Può essere che questa volta l’indovinate. Cor. Dunque sarà meglio ch’io me ne vada. Lel. Trattenetevi ancora un poco, ecc.».