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600 | ATTO TERZO |
SCENA IV1.
Ottavio e detta.
Ottavio. Dov’è il signor Tonino?2
Beatrice. Nella sua camera.3
Ottavio. Grand’uomo è quello! Gran bella mente! Gran prontezza! Grande spirito, gran poeta!
Beatrice. Certamente egli è un giovine che merita assai.
Ottavio. Merita tutto. Avvertite bene, non me lo disgustate.
Beatrice. Io gli farò tutte le finezze possibili.
Ottavio. È vero che vuole insegnare anche a voi la poesia?
Beatrice. È verissimo.
Ottavio. E voi l’imparerete?
Beatrice. Spero di sì.
Ottavio. Bravissima, stategli appresso, e non dubitate. Ma voglio che dia qualche lezione anche a mia figlia.
Beatrice. Oh, non istà bene che un giovine faccia il maestro ad una ragazza.
Ottavio. È un giovine tutto dedito alla virtù.
Beatrice. L’occasione fa l’uomo ladro.
Ottavio. Sì? E con voi questo ladro non potrebbe rubar qualche cosa?
Beatrice. Io sono una moglie onorata.
Ottavio. E Rosaura è una figlia da bene.
Beatrice. Io vi consiglierei di dar marito4 a questa vostra figliuola.
Ottavio. Oh pensate! La mia figliuola! La mia petrarchessa! La voglio con me; la voglio con me.
Beatrice. Vi sarebbe per lei un ottimo partito.
Ottavio. No, no, non voglio che me la rovinino; non voglio che perda il gusto della poesia.
Beatrice. Anche maritata potrebbe comporre.
Ottavio. Oibò! L’amor del marito, le gelosie, i figliuoli, i parenti,