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598 | ATTO TERZO |
sorte de roba no i ghe n’ha mai fatto, e no i ghe ne sa far. Rime balzane! Rime balzane! Ah che bella cossa! Rime balzane. L’è vero che me le son fatte far, ma nissun sa gnente, e le poi benissimo passar per mie. (legge)
Allor che i sorci andavano in carretta,
E quando si vendevan le vessiche
Per far delli vestiti a una civetta.
Una truppa di gravide formiche
Stava intanto giocando alla bassetta,
E finalmente un campanil di vetro
Ad un gobbo gentil saltò di dietro.
SCENA II.
Beatrice e detto.
Brighella1. Cara siora padrona, per carità, la senta ste ottave balzane2.
Beatrice. Va dal signor Tonino, portagli la cioccolata per lui e per la sua consorte.
Brighella. La cioccolata?
Beatrice. Sì, la cioccolata, con i suoi biscottini.
Brighella. Come hala fatto mai a cambiarse a favor de sto forestier? La lo3 trattava da scrocco, da impostar, da vagabondo, e4 con tanto amor la ghe parecchia la cioccolata?
Beatrice. Ho conosciuto che è un giovane virtuoso, onorato e dabbene; e per questo lo vo’ trattar come merita.
Brighella. Donca podemio sperar che ella no la sia più tanto nemiga della poesia?
Beatrice. Ho principiato a pigliarvi un poco di gusto.
- ↑ Precede nell’ed. Bettin.: «Beatr. Zitto, di’ piano».
- ↑ Segue nell’ed. Bett.: «Beatr. Sta zitto, ti dico, non far rumore. Brigh. Cossa vol dir? Ch’è qualche ammalado? Beatr. Non sai che in quella camera vi è il signor Tonino che dorme? Lascialo dormire, poverino, e non lo turbare. Brigh. Sarà mezza mattina, no credo che el dormirà più. Beatr. Va bel bello alla porta e senti se è svegliato, e se fosse alzato, portagli subito la cioccolata ecc.».
- ↑ Bett.: Jeri la lo.
- ↑ Bett.: e oggi.