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592 | ATTO SECONDO |
Ora dandone gusti, ora dolori,
Per venzer sempre, e trionfar segura,
La doperà a so tempo arte e natura.
Amor, ti che ti pol andar là drento
In tel cuor della donna a bisegar1,
Che ti sa l’arte, el modo e el fondamento,
Come possa la donna innamorar.
Te prego, in grazia, damme sto contento,
Fa che el vero a capir possa arrivar,
E sappia dir co un poco de dolcezza,
Se più possa la grazia o la bellezza.
Supplico chi m’ascolta aver pazienza,
E voler quel che digo perdonar,
Perchè prevedo che la mia sentenza
Ugual diletto a tutti no pol dar.
Amor m’inspira, e spero a sufficienza
De grazia e de beltà poder parlar,
A una delle do s’aspetta el vanto,
E mi dirò la mia opinion col canto.
Il ciel benigno e provido
Vedendo che più fragile
Dell’uomo era la femmina,
Per renderla più amabile,
Per farla compatibile,
Le diè bellezza e grazia.
Le diè ecc.
Quel che bellezza chiamasi
Talora è un viso candido,
Talora bruno o pallido;
Due luci belle diconsi
Talor, perchè negrissime,
O pur di color vario;
- ↑ Frugare, stuzzicare, solleticare, brulicare ecc.: v. Boerio, Diz. cit.