Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
590 | ATTO SECONDO |
O ch’io segua da lunge i passi suoi?
Vuoi ch’io sia nell’amarla ardito, o vile?
Tutto, Amore, farò quel che più vuoi,
Per l’acquisto di lei vaga e gentile.
Deh, consigliami tu, che far lo puoi.
(tutti applaudiscono)
Ottavio. Magronia Prudenziana, ora tocca a voi. (a Corallina)
Corallina. Signore, io non ho preparato niente.
Ottavio. Dite qualche cosa all’improvviso.
Corallina. Favorite darmi voi l’argomento.
Ottavio. Venite qui, rispondete a questo sonetto. A un sonetto mio, a un sonetto mio, estemporaneamente, in lode del glorioso, erudito femmineo sesso. Compatirete.
SONETTO.
Donne, e venite al fonte d’Aganippe,
Le canore v’attendono sirocchie,
E vi faranno omai tante Menippe.
E voi restate in mezzo alle ranocchie,
Genti, che avete le pupille lippe,
E Apollo mandi un nerbo, che vi crocchie,
E v’acciacchi ben bene e spalle e trippe.
La gloria di Parnaso a voi s’approccia;
Vedo le donne uscir fuori del vulgo,
E mi sento stillare a goccia, a goccia.
La fama delle femmine divulgo,
E tutto fuori della mortal buccia,
Delle femmine in mezzo anch’io rifulgo.
Corallina. Ringraziamento delle donne. Sonetto colle medesime maledettissime rime.
Ottavio. Io scrivo sempre con queste rime difficili.