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IL POETA FANATICO | 573 |
onore. Poco manca alla sera. Vediamo che ora è. (mette fuori1 l’orologio) Oh diavolo! Mi sono scordato di caricarlo; non va, è giù la corda, e non so che ora sia. Ehi, (chiama) Brighella. Brighella anderà a vedere che ora è, e mi accomoderà l’orologio. Io non voglio perder tempo. Ehi, Brighella; starà componendo, vi vuol pazienza, verrà. Andiamo avanti. Poichè se tutte le arcadi ed accademiche denominazioni... (scrivendo)
SCENA VI2.
Brighella ed il suddetto.
Brighella. Sior padron...
Ottavio. La novella instituzione nostra...
Brighella. Gh’è qua un zovene spiritoso, dilettante anca lu de poesia, fradello de siora Corallina, che vorria reverirla. Ela contenta, che el passa?
Ottavio. Non senza ponderazione e mistero...
Brighella. Eia contenta che el passa?
Ottavio. Sì. Non senza ponderazione e mistero.
Brighella. Adesso el fazzo vegnir. Poverazzo, che el magna anca élo. (parte)
Ottavio. La novella pianta d’alloro abbiamo noi per impresa... Brighella, tieni quest’orologio, e accomodalo sulle ore di piazza. Brighella è andato via. Qualche nuovo estro lo avrà richiamato. Or ora ho finito. Poichè, siccome le tenerelle piante crescono coll’andar del tempo, e della loro ombra ingombrano i larghi piani. Oh bel poetico sentimento prosaico! E della loro ombra ingombrano i larghi piani.
SCENA VII3.
Arlecchino ed Ottavio.
Arlecchino. Fazzo umilissima reverenza.
Ottavio. Tieni. (senza guardarlo gli dà! orologio, credendolo Brighella)
Noi così parimenti, qual novelle piante...