Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
572 | ATTO SECONDO |
Rosaura. Signor padre, vado anch’io a terminare la mia composizione.
Ottavio. Sì. Per dar principio alle nostre accademiche esercitazioni...
Florindo. Anch’io vi leverò l’incomodo.
Ottavio. Sì. Ragion vuole che io, poichè del principesco onore...
Rosaura. Il signor Fiorindo può venir meco?
Ottavio. Sì. Parola dell’istituto nostro faccia...
Florindo. Mi permettete ch’io vada ad assistere la signora Rosaura?
Ottavio. Sì. E del titolo nostro e dell’accademica pastorale...
Rosaura. Vado.
Ottavio. Sì. Sappiasi dunque...
Florindo. Ed io l’accompagno.
Ottavio. Sì. Sappiasi dunque...
Florindo. Andiamo a terminare le nostre composizioni. (a Rosaura)
Rosaura. E se viene la signora matrigna?
Florindo. Due onesti amanti non si prendono soggezione. Andiamo, la mia cara Nice.
E la sua destra ed il suo core aspetto.
Rosaura. Amor pietoso in mio soccorso io chiamo,
E da Fileno il mio conforto aspetto. (partono)
SCENA V.
Ottavio solo1
Ascolta, s’alza un poco e poi siede.
Che brava ragazza è costei! Ella è l’unica mia consolazione; non la mariterei per tutto l’oro del mondo. La voglio in casa con me, me la voglio goder io la mia virtuosa figliuola. Ma qui conviene terminare la prefazione. Quanto mi dà fastidio dover comporre in prosa! Se avessi da scrivere in versi, mi sarebbe più facile, e in caso di bisogno, mi aiuterei col rimario. Orsù, sono nell’impegno, convien ch’io faccia di tutto per riuscir con
- ↑ È unita in Bett. alle scene precedenti.