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570 | ATTO SECONDO |
SCENA II.
Beatrice e detti.
Beatrice. Rosaura, che fate qui in questa camera? E voi, signor Fiorindo, dove avete imparate le convenienze?
Florindo. Signora, non è questa la prima volta ch’io sia venuto in casa vostra.
Rosaura. Mio padre mi ha detto che gli faccia vedere un certo sonetto.
Beatrice. Vostro padre è un pazzo. Egli ha meno giudizio di un ragazzo di dieci anni; ed io, che per mia disgrazia sono sua moglie, non voglio perdere di vista il decoro vostro e di questa casa.
Florindo. Signora Beatrice, io ho tutta la venerazione per la vostra casa, e tutto il rispetto per la signora Rosaura.
Beatrice. Ebbene dunque, cosa pretendete da questa ragazza?
Florindo. Se non temessi una negativa, vi spiegherei il mio desiderio.
Beatrice. Io sono una donna ragionevole; se parlerete, vi risponderò.
Florindo. Vedo che mi capite senza ch’io parli. Sospiro le nozze della signora Rosaura.
Beatrice. E voi, signorina, che cosa dite?
Rosaura. Mi raccomando alla vostra bontà.
Beatrice. Sì, ora vi raccomandate a me1.
SCENA III.
Ottavio e detti.
Ottavio. Ecco qui, sempre gente in questa camera. Dove scrivo, non voglio nessuno.
Beatrice. Io ci sono venuta, perchè il mio dovere mi ci ha portata.
Ottavio. Favorite andar nelle vostre camere.
Florindo. Signor Ottavio, perdonatemi.
Ottavio. Vi riverisco, Breviano Bilio.
Beatrice. Posso parlarvi di un affare che preme?
- ↑ Bett. continua: ma se io non venivo qui, le cose si concludevano fra di voi.