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IL POETA FANATICO | 549 |
il suo dovere, e tocca a me sola a pensare a tutto. Questa mattina, per quel che vedo, non si pranzerà. Brighella ha fatto la spesa, e poi subito si è ritirato in camera a comporre; e invece di far fuoco, portar acqua e legna, si perde a far dei versacci. Ma voi siete causa di tutto. Voi date loro fomento colle vostre pazzie.
Ottavio. (L’ho trovata). (da sè, scrive)
Beatrice. Che! Mi lasciate parlare come una pazza, e non mi date risposta?
Ottavio. Zitto.
Beatrice. Così non può durar certamente.
Ottavio. Zitto;1 ho perso la rima, non me ne ricordo2 più. Te invita, o bella...
Beatrice. Rispondetemi a questo che vi dico, e poi me ne vado.
Ottavio. Te invita, o bella, a respirar alquanto.
Beatrice. Ma io non sono finalmente la vostra serva.
Ottavio. Ma voi mi volete far dar al diavolo. Non vedete che son qui tutto intento a comporre un sonetto, e voi mi fate perdere le rime?
Beatrice. Voi fate il sonetto, e questa mattina non si pranzerà.
Ottavio. Deh non sdegnar... Perchè non si pranzerà?
Beatrice. Brighella compone.
Ottavio. Chiamatelo. Deh non sdegnar di stare3 meco accanto.
Beatrice. L’ho chiamato, e non vuol venire.
Ottavio. Dove sta?
Beatrice. In quella camera.
Ottavio. Ora lo chiamerò io.
Beatrice. Via, chiamatelo.
Ottavio. Zitto. (Una rima in ira). (da sè)
Beatrice. Chiamatelo, e poi finirete il sonetto.
Ottavio. Sì, ora lo chiamo. (s’alza e poi torna al tavolino) Ch’io pietà merto...
Beatrice. E così?