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548 ATTO PRIMO


seguito lo stile eroico, e non so se mi riuscisse di fare un sonetto amoroso sullo stil del Petrarca. Voglio provarmi. Qual sarà l’argomento? Eccolo. Un amante invita la sua bella donna a cantare. Principiamo.

SONETTO.

Al dolce suon dell’armoniosa lira... Armoniosa quadrisillabo non va bene. Bisogna farlo di cinque sillabe. Al dolce suon d’armoniosa lira. Armoniosa, ora va bene. Vien Nice a scior la chiara voce al canto. Sovra i garruli cigni avrai tu il vanto... Garruli cigni, cigni garruli, non so se vada bene. Vedrò se il Petrarca l’ha usato. Il quarto verso deve finire in ira. Sospira, delira, tira. Nessuna di queste rime mi piace. Mira, ammira, rimira... Nè anche queste. Vediamo un poco nel rimario dello Stigliani. Gran bel comodino per i poeti è questo rimario! È vero che qualche volta si accomoda e si stiracchia il sentimento alla rima, ma si risparmia la fatica, e si fa più presto il sonetto. (Prende il rimario, e legge). Aspira, dira, gira, adira. Sovra i garruli cigni avrai tu il vanto. Vanto per cui l’istesso Apol s’adira. Questa prima quartina, mi sembra assai petrarchesca. Alla seconda quartina. Un’altra rima in ira. Questo mio cor, che per te sol delira. Un’altra rima in anto. Te invita, o bella... Te invita, o bella...

SCENA IV1.

Beatrice, ed Ottavio.

Beatrice. Signor consorte carissimo.

Ottavio. Zitto. Te invita, o bella...

Beatrice. Sia maledetta la poesia.

Ottavio. Zitto. (Bisogna ch’io ricorra al rimario). (da sè, legge)

Beatrice. Questa casa è tutta in disordine per causa della poesia. Il padrone poeta, i servitori poeti, la figlia poetessa, nessuno fa

  1. Sc. II nell’ed. Bett.