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IL POETA FANATICO 545

SCENA II1.

Ottavio e Rosaura.

Rosaura. Signor padre, anch’io mi ritirerò in compagnia delle Muse, per rivedere un sonetto che ho fatto ieri.

Ottavio. Qual è l’argomento di questo vostro sonetto?

Rosaura. Eccolo qui: Nice vuol palesare il proprio amore a Fileno.

Ottavio. Come! Un sonetto amoroso! Mi maraviglio di voi, che non abbiate rossore a dirlo. Una figlia onesta non deve parlar d’amore.

Rosaura. Lo stile amoroso mi sembra il più facile e il più soave.

Ottavio. Lo stile amoroso non è per voi. Le fanciulle non devono discorrere di questa pericolosa materia.

Rosaura. Ma caro signor padre, mi avete pur voi consigliata a studiare il Petrarca, e me l’avete dato voi stesso colle vostre mani. I sonetti del Petrarca sono tutti amorosi, ed io mi sono invaghita di quel bellissimo stile.

Ottavio. Eh, se tu arrivassi a formare un sonetto sullo stile del Petrarca, felice te!

Rosaura. Io certamente mi studio, per quanto posso, imitarlo.

Ottavio. Sentiamo un poco, se lo sai imitare.

Rosaura. Eccovi il mio sonetto. Nice vuol palesare il proprio amore a Fileno.

Ottavio. Leggetelo, e poi stracciatelo.

Rosaura.  SONETTO.

Se il tardo incerto favellar degli occhi
     Al cuor duro non passa, e noi penetra;
     Se per umide stille ei non si spetra,
     E Amore invan tempri suo dardo, e scocchi.

Ottavio. Oh bello! Oh che versi! Oh figlia mia, come avete fatto? Possibile che questi versi sian vostri?

  1. Nell’ed. Bett. è unita alla scena precedente.