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IL POETA FANATICO | 543 |
Florindo. Vi servo subito. (apre, e legge) Noi Alcanto Carinio,1 principe dei Novelli, detto il Sollecito.
Lelio. Voi dunque siete Alcanto Carinio? (ad Ottavio)
Ottavio. Sì signore, per l’appunto.
Lelio. Ed io che nome avrò?
Ottavio. Lo saprete a suo tempo.
Eleonora. Dovreste mettergli nome Mattusio. (ad Ottavio)
Lelio. E a voi converrebbe il nome di...
Ottavio. Il nome ognuno l’averà. Signor Fiorindo, tirate avanti.
Florindo. Colla presente patente nostra abbiamo dichiarato accademico dei Novelli il saggio, erudito, prudente giovine, il signor Florindo Aretusi. Troppa bontà.
Rosaura. Giustizia al merito.
Florindo. Dichiarandolo accademico nostro dei Novelli, e uno dei fondatori dell’accademia nostra, al quale è toccato in sorte il nome di Breviano Bilio, denominato il Patetico. Ammettendolo a tutti quegli onori e prerogative, delle quali è stata l’accademia nostra insignita.
Ottavio. Che ne dite? Va bene?
Florindo. In quanto a me, va benissimo.
Ottavio. Signor Lelio, ecco la vostra.
Lelio. Che nome mi avete dato?
Ottavio. Quello che a sorte dall’urna è uscito.
Lelio. Vediamo. Ovano Pazzio.
Eleonora. Bello, bello! Ovano vien dagli ovi, e Pazzio dalla pazzia.
Lelio. Non vedo l’ora di sentire il vostro.
Ottavio. Ecco, signora Eleonora, la vostra patente.
Eleonora. Ora leggerò il nome, che mi è toccato. Cintia Sirena.
Lelio. Bello, bello! Cintia è la luna, che vuol dire lunatica. Sirena, cioè lusinghiera ed ingannatrice.
Eleonora. Ma questo poi...
Florindo. Signor Lelio, siete troppo mordace.
- ↑ Bett. aggiunge: per grazia d’Apollo.