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542 ATTO PRIMO


essa, ma però con quella moderazione, che non abbia a rendere pregiudizio a’ miei interessi domestici.

Ottavio. Quando mai la poesia può essere di pregiudizio?

Florindo. Ogni volta che1 per attendere ad essa si ruba il tempo dovuto alla carica, al ministero, all’economia della casa, alla educazione de’ figliuoli.

Ottavio. Io trovo sempre bene impiegate l’ore, quando sono a conversar colle Muse. Che dite, signor Lelio?

Lelio. Anch’io verseggio assai volentieri, e quando l’estro mi chiama, lascerei tutto per formare un capitolo.

Florindo2. Signor Lelio, voi siete un bravo poeta, ma perdonatemi, siete un poco pungente.

Lelio. In oggi, chi non critica, non reca piacere.

Florindo. Criticare, ma non satirizzare.

Lelio. La critica e la satira sono sorelle.

Florindo. Sì, ma una è legittima, e l’altra è bastarda.

Lelio. I legittimi e i bastardi si confondono facilmente.

Florindo. Orsù, non voglio stuzzicarvi. Riflettete3 che i satirici la finiscono male.

Rosaura. Signor padre, avete voi instituita un’accademia di lettere, o di pazzie?

Ottavio. Figlia mia, nelle accademie vi è per lo più un poco dell’uno, e un poco dell’altro.

Florindo. (A me basta vi sia Rosaura: se arrivo a conseguirla, anco dalla poesia ricaverò il mio profitto). (da sè)

Ottavio. Signor Florindo, favorite di leggere la vostra patente, e dite se vi pare ben concepita.

  1. Ed. Bettinelli: Sempre che.
  2. Altrimenti segue nell’ed. Bett.: «Signor Lelio, il signor Dottor, vostro padre, non sente volentieri che perdiate tutto il vostro tempo nell’esercizio della poesia, tanto più, che amando voi lo stile acuto e satirico, vi può recare del pregiudizio. Lel. Mio padre ha ragione, mentre è avvocato, e fra gli avvocati e i poeti vi passa una gran differenza. Ott. E qual è questa gran differenza? Lel. I poeti fingono per dilettare, gli avvocati fingono per guadagnare. I poeti co’ loro versi fanno ridere, gli avvocati colle loro parole fanno piangere. Fior. Signor Lelio, voi siete un bravo poeta, ma perdonatemi, siete un poco troppo pungente. Ott. Non la perdona nemmen a suo padre. Lel. In oggi, chi non critica, non dà piacere».
  3. Bett.: Badate.