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soggetto1, bastandomi il compatimento di mediocre comico che procurerò di conservarmi.

Il personaggio di Tonino fu da me in lingua Veneziana scritto, per comodo di un eccellente Attore in tale idioma2, che accoppiava egregiamente al pregio di ben recitare quello ancora del dolce canto, onde non ho creduto ora necessario tradurre un tal personaggio in Toscano; tanto più che so di certo essere il linguaggio nostro universalmente gradito. Lo stesso dirò della parte di Messer Menico; nè paia strano che un uomo di men colta estrazione facciasi comparir nella scena ad improvvisare, poichè non solo Roma e la Toscana abbondano di tai Poeti, ma noi in Venezia uno ne abbiamo di cotal genere che tutti gli altri sorpassa3, e i più eruditi improvvisatori può mettere in soggezione; l’ho sentito io in cimento con uomini letterati, ed egli senza confondersi, col suo chitarrino in mano, in vari metri cantando, rime pronte e naturali diceva, e sentimenti fondati ed aggiustatissimi. Ora non ho più il piacer di sentirlo. Sappia egli che ciò mi duole, e per rapporto alla privazione, e per rapporto alla causa, che mi sarà un rammarico doloroso fintanto ch’io viva4.

  1. Piuttosto che al Frugoni, accennasi all’ab. Chiari, non senza ironia.
  2. Antonio Matteucci o Mattiuzzi, detto anche Collabo: v. pag. 86 di questo volume e Mémoires, P. 2.e, ch. VII.Memorie di Carlo Goldoni
  3. Giovanni Sibiliato, come credo, amico di casa Gaspare Gozzi: del quale si leggono curiose notizie nelle Memorie ecc. di Girolamo Zanetti (ed. da Fed. Stefani in Archivio Ven., 1884) e altrove.
  4. La ragione non s’intende bene, ma forse è da attribuirsi alle fazioni teatrali, ardentissime nel ’54.