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suo, allora che rimasto privo della di lui Madre, e Moglie a lei dilettissima, si è accoppiato in seconde nozze alla nobilissima Dama, la Signora Anna Lanfranchi Chiccoli, d’una delle più antiche, delle più illustri Famiglie della Toscana, di cui favellano i migliori Storici abbondantemente. Cotesta Dama, che oltre alla purezza del sangue, vanta uno spirito elevatissimo, forma ad un tempo stesso la delizia miglior dello Sposo, ed un vivo esempio al figliuolo, che ama niente meno che di lei fosse nato.
Oh quale e quanta fu la mia sorpresa, amabilissimo Signor Conte, allorchè una mattina, trovandomi nella di lei spaziosa sceltissima Libreria in Venezia, vidi comparirmi innanzi col titolo di sua Sposa l’Illustrissima Signora Contessa sua! Io che l’aveva conosciuta in Pisa (ove dimorai per il corso di anni tre), moglie del Sanmartini, Famiglia nobilissima anch’essa di quell’antica Città, non mi sarei sognato rivederla in Venezia moglie del Conte Carli. Mi rallegrai di cuore con ambidue, lodando la provvidenza del Cielo, che per vie così remote e strane avesse condotto a fine una sì bella invidiabile unione.
Io pure ho acquistato per cotal mezzo assaissimo, trovando in essa una novella benignissima protettrice, che amando teneramente il Marito, onora i servitori suoi di una eguale predilezione.
So io con quanto calore, con quanta forza, ha ella sostenuto l’onore del povero nome mio, e quello delle infelici mie opere, anche a fronte de’ miei contrarj1; ed ha spirito, ed ha parole, e ragioni, e discernimento, e coraggio per sostenere ogni impegno e fare ammutolire i più franchi.
Non mi scorderò mai, fin ch’io viva, con quanta cortesia e gentilezza mi ha ella trattato in Milano, e quanto nella pericolosa malattia di spirito, che colà mi affligeva, i suoi consigli e i briosi concetti suoi mi giovavano2.
Come mai posso io corrispondere a tante grazie, da due persone sì illustri e sì benefiche ricevute? Soffra la Dama, che io soltanto
- ↑ Questa lettera di dedica fu stampata la prima volta nel t. VIII dell’ed. Paperini di Firenze, l’anno 1754.
- ↑ Allude alla debolezza di nervi che lo travagliò a Modena nella primavera ’54; della quale guarì a Milano, nella state: v. Mémoires, P. 2.e, ch. XXII .