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ebbe notizia appena in Francia. Piuttosto gli sembra opportuno notare un lontano ricordo del Tartuffe, tanto là dove Sigismondo cerca di sedurre Elvira, che nell’ipocrita accusa che si sia voluto attentare al suo proprio onore. Altro spunto molieresco avverte il Rabany (op. cit. p. 259): la brevissima scena, in cui, licenziata dal segretario tutta la servitù, Arlecchino si presenta con diversi abiti, pronto a far le parti di tutti, gli sembra inspirata da quel luogo dell’Avare, dove Maitre Jacques si trasforma a volta a volta in cuoco e cocchiere.

La commedia non fu mai «applauditissima», come asserisce il Medebac o chi per lui (ed. Bettinelli, 1753, vol. IV); ebbe al contrario mediocre successo, per testimonianza dello stesso autore (ed. Paperini, vol. II, p. 169) che rettifica così questa ed altre inesattezze di quella edizione. Dalle nostre scene dovette sparire assai presto, non per ragioni d’arte soltanto, ma perchè verisimilmente passava a fatica lo scoglio della censura. Quanti Sigismondi nei governi e nelle corti d’Europa! A Dresda p. e. la recita dell’Adulatore procacciò seri disgusti al capocomico Koch, perchè si credette riconoscervi il celebre ministro favorito d’Augusto III, conte Augusto Enrico Bruhl, del quale il segretario goldoniano è in verità ritratto quasi fedele (Goldoni über sich selbst ecc. ecc. übersetzt von G. Schatz. Leipzig, 1788, vol. III, p. 376 e Merz, op. e l. c.). Con tutto ciò in veste tedesca la commedia ebbe certo più fortuna che in Italia, se anche non costante, (cfr. Der Deutsche Merkur vom Jahr 1775. Weimar, I.° sem., p. 276 e Deutsche Bibliothek der schönen Wissenschafthen herausg. v. H. Klotz. Halle, 1768, 7 vol. II, p. 447) e fu tradotta e stampata più volte (nel 1768 [Francoforte-Lipsia] dietro l’ed. Paperini; nel 1775 accolta nella Deutsche Schaubühne, e nel 1774 nella traduzione del Saal [vol. X] secondo l’edizione Pasquali). Si recitò a Vienna già nel 1753 (Repertoire des theatres de la ville de Vienne... Vienna, 1757, n. 48), il 13 febbr. del 1764 per la prima volta a Lipsia (Schaz, op. e 1. cit.) e il 5 luglio del 1771 a Berlino (Teichmann, Literarischer Nachlass, Stuttgart, 1863, p. 372). Sempre per la fortuna dell’Adulatore in Germania notiamo ancora che il Lessing ne tolse forse lo spunto al principale episodio della sua Emilia Galotti (cfr. Albrecht, Lessing’s Plagiate. Hamburg, 1891, vol. III, p. 1413; Maddalena, G. e Lessing. Giorn. stor. d. lett. it. 1906, pp. 206-208).

Il nobiluomo Antonio Vendramin (di S. Lunardo, n. 1698 da Alvise e Chiara Barbarigo), dedicatario, firmò il primo contratto che legava il Goldoni al Teatro San Luca. Ad Antonio successe presto nella gestione il fratello Francesco, e solo con questi il Nostro trattò poi sempre gli affari (vedi la prefazione di D. Mantovani a C. G. e il Teatro di S. Luca a Ven. Mil. 1885).

E. M.


Questa commedia fu stampata nel 1753 quasi contemporaneamente dal Bettinelli di Venezia, t. IV, e dal Paperini di Firenze, t. II, seguiti l’anno stesso dal Corciolani (V) di Bologna e dal Gavelli di Pesaro (II). Fu poi ristampata nelle edd. Fantino Olzati (II, 1756) e Guibert Orgeas (III, ’72) di Torino, Pasquali (III, 1762) Savioli (VIII, ’71) Zatta (cl. 2, III, ’90) Garbo (XIII, ’97) di Venezia, Masi di Livorno, Bonsignori di Lucca e altrove nel Settecento. - La presente ed. fu compiuta principalmente sul testo del Pasquali, ma reca in nota le varianti che si trovano nel raffronto con altre edizioni, e in Appendice le scene delle edd. Bettinelli e Paperini modificate poi o soppresse. Valgono le osservazioni fatte per le precedenti commedie.