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498 ATTO TERZO

Sancio. Asserisce Brighella che i servitori non hanno avuto il salario di due mesi.

Sigismondo. È verissimo. Sono due mesi che non l’ho dato.

Sancio. Ma perchè?

Sigismondo. Dirò, Eccellenza, so che non ne hanno bisogno. Chi ruba nelle spese, chi ruba in cucina, chi ruba dalla credenza, chi tien mano a’ contrabbandi, chi fa qualche cosa di peggio. Tutti hanno denari, e quanti ne hanno ne spendono, e fanno patir le loro famiglie. Per questo io ritengo loro qualche volta il salario, o per darlo alle loro mogli, o per far che lo impieghino in qualche cosa di loro profitto. Ora che sono licenziati, si vedrà quel che avanzano, e saranno saldati.

Sancio. Fate male; si lamentano che non si dà loro il salario.

Sigismondo. Basta che lo vogliano, io lo do subito: ogni volta che me lo dimandano, non li fo ritardare un momento.

Sancio. Dicono che Lo hanno dimandato e l’avete loro negato.

Sigismondo. Oh cielo! Chi dice questo?

Sancio. L’ha detto in questo punto Brighella.

Sigismondo. V. E. mi faccia una grazia; chiami Brighella.

Sancio. Volete ch’io lo faccia venire al confronto con voi? Non è vostro decoro.

Sigismondo. Abbia la bontà di farlo venire per una cosa sola.

Sancio. Lo farò, se così v’aggrada. Ehi, Brighella1.

SCENA IV2.

Brighella e detti.

Brighella. Son qua a recever i comandi de V. E.

Sigismondo. Caro il mio caro messer Brighella, voi che siete l’uomo più schietto e più sincero di questo mondo, dite una cosa, per la verità, al nostro padrone. Questa mattina non vi ho io esibito il vostro salario?

Brighella. L’è vero, ma mi per altro...

  1. Bett., Paper, ecc. hanno soltanto: Ehi. - Segue poi una breve scena, che manca nelle edd. Pasquali, Zatta ecc. Vedasi Appendice.
  2. Sc. V nelle edd. Bett., Pap. ecc.