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492 | ATTO SECONDO |
Sigismondo. Servitor umilissimo alla signora onorata. Si gonfi del suo bel fregio, ma intanto suo marito stia1 dentro. Ora mi ha irritato piucchè mai, e si pentirà degl’insulti che mi ha scaricati in faccia. Non mi sono alterato punto alle sue impertinenze, perchè chi minaccia, difficilmente si vendica. Il mio sdegno è un fuoco, che sempre arde sotto le ceneri dell’indifferenza, ma scoppia poi a suo tempo; e tanto più rovina, quanto è men preveduto. Politica, che confesso a me stesso essere inventata dal diavolo; ma mi ha giovato sinora; ci ho preso gusto, e non mi trovo in istato di abbandonarla. (parte)
Fine dell’Atto Secondo.
- ↑ Bett.: sta.