Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/50

44 ATTO SECONDO


medie non si può dire che non abbiano de’ bei caratteri e ben sostenuti, che non maneggino bene le passioni, e che i loro concetti non siano arguti, spiritosi e brillanti, ma gli uditori di quel paese si contentano del poco. Un carattere solo basta per sostenere una commedia francese. Intorno ad una sola passione, ben maneggiata e condotta, raggirano una quantità di periodi, i quali colla forza dell’esprimere prendono aria di novità. I nostri Italiani vogliono molto più. Vogliono che il carattere principale sia forte, originale e conosciuto; che quasi tutte le persone, che formano gli episodi, sieno altrettanti caratteri; che l’intreccio sia mediocremente fecondo d’accidenti e di novità. Vogliono la morale mescolata coi sali e colle facezie. Vogliono il fine inaspettato, ma bene originato dalla condotta della commedia. Vogliono tante infinite cose, che troppo lungo sarebbe il dirle, e solamente coll’uso, colla pratica e col tempo si può arrivar a conoscerle e ad eseguirle.

Lelio. Ma quando poi una commedia ha tutte queste buone qualità, in Italia piace a tutti?

Orazio. Oh, signor no. Perchè, siccome ognuno che va alla commedia, pensa in un modo particolare, così fa in lui vario effetto, secondo il modo suo di pensare. Al malinconico non piace la barzelletta; all’allegro non piace la moralità. Questa è la ragione, per cui le commedie non hanno mai, e mai non avranno l’applauso universale. Ma la verità però si è, che quando sono buone, alla maggior parte piacciono, e quando sono cattive, quasi a tutti dispiacciono.

Lelio. Quand’è così, io ho una commedia di carattere di mia invenzione, che son sicuro piacerà alla maggior parte. Mi pare d’avere osservati in essa tutti i precetti; ma quando non li avessi tutti adempiuti, son certo di avere osservato il più essenziale, che è quello della scena stabile.

Orazio. Chi vi ha detto che la scena stabile sia un precetto essenziale?

Lelio. Aristotile.

Orazio. Avete letto Aristotile?